Non solo Covid

di Barbara Fabbroni

Lo abbiamo imparato a conoscere nel momento più buio della nostra vita, ci ha accompagnato e ancora ci accompagna in questo arduo cammino. È un uomo coerente, autentico ma soprattutto un medico profondamente etico e lineare. Intervistarlo è sempre un piacere, il Prof. Matteo Bassetti regala sempre spunti di riflessione importanti.

Professore, stiamo vivendo un momento particolare perché “siamo in un incrocio” – come ha scritto lei in un suo post su Instagram – “infernale tra influenza e Covid”, ci racconti qualcosa di più?

Siamo, purtroppo, in un momento particolare perché abbiamo la peggiore stagione influenzale, probabilmente del dopoguerra, infatti, abbiamo una curva di crescita che è impressionante, praticamente la crescita del numero dei nuovi casi è verticale. Non avevamo visto una situazione del genere dal 2009, quando avevamo avuto l’ultima grande pandemia influenzale, ma dobbiamo andare indietro di molti anni ancora prima di osservare una situazione simile. Oggi, non abbiamo solo l’influenza da fronteggiare, abbiamo contemporaneamente altri virus influenzali o para influenzali oltre al Covid che ci fa compagnia ormai da tanto tempo e che sappiamo che è un virus molto contagioso. Fortunatamente per la maggioranza delle persone che sono vaccinate o che sono guarite dal Covid, non così aggressivo come il Covid 2020, però si somma alle altre influenze.

Quindi cosa succede?

Succede che noi medici ci troviamo in una situazione paradossale!

Ovvero?

Ci domandiamo laddove una persona ha la febbre, ha la tosse, ha mal di gola e ha male alle articolazioni o alle ossa avrà il Covid, avrà l’influenza o avrà un virus parainfluenzale? Ecco, questo è il cosiddetto “trio infernale”, di fronte al quale non avremmo voluto trovarci e soprattutto, di fronte al quale avremmo voluto, tutti noi medici, che gli italiani si fossero posti in maniera diversa.

Cosa vuol dire in maniera diversa?

Abbiamo il 70% degli over 70 che non hanno ricevuto ancora la dose di richiamo, la cosiddetta quarta dose in questo 2022 per il Covid e moltissimi che non avevano fatto la vaccinazione antinfluenzale. Questa non è una buona cosa. Per cui si rischia di mettere nuovamente pesantemente in crisi il nostro grandissimo sistema sanitario nazionale.

Certo, a questo punto, volevamo non arrivarci, lei mi insegna che la vaccinazione antinfluenzale dovrebbe diventare una sorta, mi consenta il termine poco scientifico, di routine?

Dovremmo tutti quanti farci l’antinfluenzale, è soprattutto un’assicurazione. Io la chiamo “un’assicurazione sulla tutela delle vacanze di Natale”.

Un’assicurazione per le vacanze di Natale?

Nel senso che certamente ci sono tanti periodi dell’anno importanti però, stare male proprio tra Natale, Santo Stefano e San Silvestro ci porta evidentemente a non poter stare con i parenti, non poter stare con gli amici, non poter festeggiare. È chiaro che oltre a un investimento sulla salute, è anche un investimento sociale tra virgolette. Stare via sette giorni dal lavoro, dalle attività, dai festeggiamenti non è una cosa piacevole. Dovrebbe essere una cosa di routine nella realtà, nel nostro paese non è così. Dobbiamo ancora crescere dal punto di vista culturale, proprio sulla cultura della vaccinazione come prevenzione. C’è ancora troppa ignoranza che serpeggia nel nostro paese. Purtroppo abbiamo a che fare con molti analfabeti funzionali che pensano che i vaccini non servano. Di fronte a cotanta ignoranza non si possono che mettere i numeri e i numeri sono impietosi. Per chi ha passato gli ultimi mesi e anche anni a parlare male dei vaccini, purtroppo questi sono i risultati per aver fatto una cattiva informazione.

Sembra un paradosso, siamo nell’epoca del metaverso, la tecnologia sta andando avanti più veloce della luce eppure, ancora, c’è questo grande pregiudizio nei confronti dei vaccini, come se fosse la pozione del mago e dello stregone, dovremmo invece avere la mente aperta al vaccino come prevenzione della salute?

Il problema è che la mente si apre nel momento in cui c’è la mente, se non c’è evidentemente cosa vuoi aprire? Purtroppo, abbiamo a che fare, come ho detto prima, con soggetti che io definisco “no brain”, lì non c’è la mente e quindi c’è poco da aprire.

Perché ancora ci sono tanti medici “no vax”?

Le posso dire che il 99,3% dei medici italiani si è vaccinato, abbiamo a che fare per fortuna con una assoluta minoranza. Credo che un medico che è contro i vaccini, è un medico che, secondo me, non deve chiamarsi tale, non dovrebbe esercitare la professione. Le dico questo perché viene meno al giuramento di Ippocrate che ci dice che noi dobbiamo lavorare in “scienza e coscienza”. Allora un medico che non vaccina sé stesso evidentemente non vaccina i propri pazienti, i propri assistiti, quindi, è un medico che deve cambiare mestiere. Vuol dire che quel medico, magari come non crede ai vaccini e non li usa, non crederà nella medicina degli antitumorali, degli antidiabetici. È un medico a cui manca una parte fondamentale del nostro armamentario e quindi è un medico che deve cambiare mestiere. Mi auguro che dal punto di vista legislativo, anche ordinistico, essendo un problema deontologico, etico, chi non si vaccina e chi decide di non vaccinare i propri pazienti venga espulso dagli ordini dei medici e, quindi, non eserciti più la professione.

Le persone che in questi anni di pandemia hanno ascoltato le notizie si sono trovati difronte a correnti di pensiero così diverse che sono entrate in confusione, ancora oggi ci sono tante incertezze, le fake news hanno invaso la rete social e non solo.

È indubbio che la gente, poverina, sia stata vittima di questo sistema, dove credo che all’interno di questo movimento di persone scettiche o contro i vaccini ci siano alcune persone che sono assolutamente vittime di un mondo che è governato evidentemente da alcuni che hanno dei grossi interessi, perché lei capisce che nel momento in cui molti miei colleghi, e non solo, vanno contro i vaccini, non è che propongono il nulla, bensì propongono i loro rimedi che sono gli integratori, le pozioni magiche, i farmaci non approvati. Il business vero oggi non è quello dei vaccini è quello dell’anti vaccinismo, che arricchisce non le Big Pharma, ma quattro farabutti che vendono evidentemente dispositivi e presidi che non hanno avuto nessun tipo di valenza scientifica. È bruttissimo pensare che oggi ci sia della gente che di fronte a 15 miliardi di vaccini somministrati nel mondo continui a parlare di “siero genico sperimentale”, questa è la migliore espressione dell’ignoranza di una certa parte del nostro paese.

Professor Bassetti: come facciamo a distinguere i sintomi Covid dai sintomi influenzali?

Impossibile! Non è possibile differenziarli. I sintomi del Covid oggi sono veramente molto simili a quelli dell’influenza, anzi, posso dire una cosa? Nei vaccinati oggi il Covid ha dei sintomi anche più lievi di quelli che dà l’influenza. Quest’anno l’influenza dà una bella bastonata, dà la febbre alta per due o tre giorni, mentre il Covid oggi dà molti meno sintomi rispetto a quello che era nel passato. Quindi direi che è molto difficile differenziarli. È la ragione per cui è importante vaccinarsi, almeno in qualche modo, le persone aiutano il medico. Se sei vaccinato per entrambi, almeno le forme più impegnative non dovresti averle.

Ci sono dei farmacisti che propongono anche il test doppio che differenzia Covid da influenza, che ne pensa?

Si ricorda quando si giocava da ragazzini all’allegro chirurgo, ecco gli italiani amano giocare all’allegro infettivologo. Il test per vedere se hai l’influenza o il Covid lo deve fare e consigliare il farmacista e prenderselo il malato, a sua discrezione, o devono essere i medici che lo decidono di farlo quando serve? Perché altrimenti non ho capito perché ho studiato medicina per sei anni, mi sono fatto quattro anni di specializzazione, quattro di dottorato e faccio il professore universitario. Se chiunque va in farmacia e fa l’allegro infettivologo, credo che siamo molto lontani da dove dovremmo tornare ad essere!

In un post di Instagram, lei ha scritto: “perché sulla situazione Covid stiamo guardando la pagliuzza e non la trave”, perché?

Esatto! Purtroppo, non ci stiamo rendendo conto che noi abbiamo rincorso il Covid per gli ultimi due anni perdendo di vista tutto il resto e poi è arrivata l’influenza che è veramente la trave. Ma una trave pesante! Abbiamo dedicato, secondo me, troppe energie al Covid, troppi discorsi, e l’influenza è arrivata dura tanto da prenderci veramente a ceffoni. Oggi il Covid è una pagliuzza rispetto a quanto è l’influenza che è la trave, quindi cerchiamo di guardare la trave, non più la pagliuzza.

Che cosa fare se scopriamo di essere positivi al Covid?

La prima cosa da fare se una persona è positivo sintomatico è una terapia, viceversa se sei positivo asintomatico non devi fare assolutamente nulla, a meno che tu non sia una persona particolarmente fragile, un trapiantato, una persona che ha la leucemia, un tumore o sei molto anziano. Questa categoria di persone, anche se sono asintomatiche, possono fare dei farmaci che sono i cosiddetti antivirali, e possono essere presi sia dai primi giorni.

Se una persona è sintomatica come dovrà curarsi?

Curare i sintomi con gli antinfiammatori come l’aspirina, l’ibuprofene o simili per 3/4 giorni, non di più. Dopodiché tutti gli intrugli che vengono consigliati da questi santoni del mondo novax, come l’ivermectina, l’idrossiclorochina, la lattoferrina, vitamina D, o altri intrugli non servono assolutamente a nulla. Non c’è neanche uno studio che dimostri che questi farmaci servono, ma la cosa più importante da non fare è prendere gli antibiotici. Gli antibiotici nel Covid non servono assolutamente a niente, se non a ingrassare i batteri, cioè a farli diventare resistenti, e ingrossare.

Mi sembra di comprendere che il Covid abbiamo imparato a gestirlo?

Esatto, non solo abbiamo imparato a gestirlo, ma oggi il Covid, grazie alla vaccinazione, siamo riusciti ad attenuarne le conseguenze. Il problema vero è quello che alcuni pensano che il Covid Omicron sia uguale in tutti sia per chi è vaccinato sia per chi non è vaccinato, non è così. In questo momento da me in ospedale ho molte persone che non si sono vaccinate e che, ahimè, hanno la polmonite esattamente come ce l’avevamo nel 2020. Quindi occhio, perché non essere vaccinati o non avere gli anticorpi da guarito vuol dire essere esposti comunque a delle conseguenze importanti. Oggi il Covid è veramente una situazione clinica molto facile da affrontarsi, quasi più facile rispetto all’influenza. Se devo scegliere di avere davanti a me un paziente con l’influenza di quest’anno o con il Covid scelgo il Covid. Il progresso che la medicina e la scienza è riuscita a fare rispetto al Covid, in soli due anni, è straordinario, non abbiamo fatto mai così tanto in così poco tempo, quindi applaudiamo la scienza, applaudiamo la medicina e soprattutto, cerchiamo di essere anche capaci di sfruttare le scoperte e le intuizioni, perché oggi non utilizzare i farmaci antivirali o non utilizzare i vaccini o non utilizzare le conoscenze vuol dire non essere in grado di vivere in maniera adeguata.

Perché: “se le regole non cambiano, il sistema rischia di saltare”?

Perché noi stiamo rincorrendo il Covid come fosse quello del 2020, cioè dove una persona era potenzialmente un grave untore. All’inizio nessuno aveva gli anticorpi, nessuno in qualche modo era in grado di affrontare questo virus. Oggi rincorriamo il Covid con il tamponificio seriale: uno entra in ospedale perché cade dal motorino, perché deve fare un intervento chirurgico e ti fanno il tampone. Questo è un errore, oggi andare a rincorrere così serialmente il Covid ci fa perdere di vista intanto gli altri problemi infettivi per cui se uno entra in ospedale oggi con l’influenza, tu lo metti in un reparto con tutti gli altri e l’influenza fa quasi più danni di quanto ne faccia il Covid, ma soprattutto mette in stress il sistema per cui va bene se hai dei sintomi respiratori e sei un immunodepresso, ti farò il tampone e cercherò di metterti nel luogo più opportuno, ma se devi andare in un reparto perchè hai un infarto, mi spiegate che senso ha continuare a tamponare le persone anche se sono asintomatiche? Questo crea un sistema che è al collasso. Per questo dobbiamo cercare di evitare di continuare con il tamponificio, soprattutto degli asintomatici. Torniamo a fare i tamponi a chi ha i sintomi, smettiamola di fare i tamponi a chi non li ha!

Cambio completamente registro: le mega truffe con il suo nome?

È un argomento terribile. Pensi che negli ultimi giorni qualcuno, un giornalista, è riuscito a scrivere un articolo online dicendo che io sono un farabutto, perché vendo queste cose. Sono veramente affranto, demoralizzato, depresso. È da un anno che con il mio avvocato abbiamo denunciato alla Procura della Repubblica di Genova, ad oggi non ha fatto praticamente quasi nulla. Io l’ho scritto sulla mia pagina Facebook, sulla mia pagina Instagram sono tutte truffe. Non produco e vendo nulla di tutto quello che promuovono, le persone continuano a scrivermi, a riempirmi di e-mail, un vero inferno.  Le persone hanno acquistato centinaia di confezioni di questi farmaci. Sono sconcertato più della gente che si è fatta fregare che di chi li ha fregati.

Insomma, è una pandemia dell’ignoranza?

Eh sì, la pandemia dell’ignoranza. La pandemia dei profittatori, la pandemia degli invidiosi. Questa è la pandemia dei cretini.

Dopo tutto quello che abbiamo vissuto in questi anni ci dobbiamo aspettare un’altra pandemia?

Ma guardi, siamo già in una nuova pandemia perché l’influenza sta facendo dei numeri nel mondo, in tutto il mondo strabilianti. Quattordici milioni di casi solo negli Stati Uniti in poco più di tre settimane, quindi, la pandemia ce l’abbiamo già con l’influenza. Noi abitiamo in un mondo globale, dove per andare da una parte all’altra del globo ci metti dodici ore, e, quindi, un microrganismo, un virus, un batterio, un fungo ci mette un attimo ad arrivare. Noi dobbiamo essere sempre pronti all’arrivo di un nuovo nemico, può essere dietro l’angolo.

Come si può fronteggiare?

Non facendo lockdown, chiudendo le scuole o mettendoci le mascherine. Essere pronti vuol dire essere culturalmente pronti. Ci vuole un sistema di sorveglianza dove gli Stati si parlino, ci vuole una regia, il Covid ci ha dato un bell’insegnamento. Dovevamo essere migliori ma in realtà credo che siamo molto peggiori di come eravamo prima del Covid. Se devo dare uno sguardo sul futuro è uno sguardo da questo punto di vista molto pessimista, nel senso che siamo usciti dalla pandemia in una maniera molto peggiore di come ci siamo entrati, questa è una nota stonata.

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